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She-man?





Eccovi un altro bel libro, dove il tango non è il tema principale, ma è un pretesto per dire altro, per fare una riflessione sulla donna, e sulla sua virilizzazione.


Dice Marina Terragni ne "La scomparsa delle donne" (Mondadori):

"Essere cadute nell’equivoco di considerare “lavoro, emancipazione e libertà” come modi diversi per dire la stessa cosa, ha fatto sì che il modello di libertà sul quale plasmare se stesse, le proprie ambizioni, i propri desideri, compreso il desiderio sessuale, per tante donne finisse per essere il modello maschile."

Qual è il bilancio che oggi si può trarre, dopo decenni di cambiamenti vorticosi?
Quali sono i luoghi comuni che non tengono più?
È possibile per le donne ottenere rispetto e opportunità senza cadere nell’uguaglianza, essere libere ed emancipate senza perdere la differenza?


Provate a prendere qualche lezione di tango e vi renderete conto che oggi per una donna la cosa più difficile è abbandonarsi come una dolce zavorra, lasciarsi sbatacchiare, cedere con fiducia.

Ma per gli uomini è anche più dura: stanno lì, come sacchi di patate, non guidano, non prendono iniziative, cercano di scaricarti addosso ogni responsabilità”.

Non solo per ballare bene il tango, ma per continuare a esistere come donne e come uomini, per non patire la lontananza da sé che affligge le une e gli altri, oggi “la questione è far ritornare le donne. Tornare donne. Tornare in noi e fare festa”.

Perché, conclude Marina Terragni, quello che si può fare per gli uomini “è onorare la mia, di differenza.
Quello che posso fare per loro è semplicemente essere una donna”.
Ed è tutto quello che le donne possono fare per sé.

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Molto tempo fa, da ragazzina, mi trovavo seduta in un tram (sì proprio un tram, di quelli con le bretelle) che transitava allora in Piazza Erbe e guardavo un corteo di femministe. Protestavano urlando slogans inneggianti il riappropriarsi dei propri organi genitali, il diritto di aborto, la rubricazione della violenza sessuale quale delitto contro la persona….
Mi sembrano tutte brutte, volgari, malvestite.
Eppoi avevano bloccato il traffico ed io avrei fatto tardi.
Non avevo compreso l'importanza del loro movimento nell'ideologia comune di inferiorità e assoggettamento della donna al volere maschile.
Essenzialmente ciò che ti permette di potere pensare e agire è l'indipendenza economica, perciò lavorare.
Diventando (ahimè) adulta la mia natura mi portava ad aspirare non già ad una "realizzazione" – termine allora molto in voga - lavorativa di carriera ed impegno sociale, ma semplicemente io volevo FARE LA CASALINGA.
Assolutamente mal vista dalle amiche al liceo, tutte lanciate verso orizzonti planetari; non accettavano che una ragazza potesse sentirsi REALIZZATA cucinando, stirando, pulendo il pavimento.
Ebbene sì, forse anche conscia della mia modestia intellettuale, a 20 anni i miei documenti riportavano la dicitura "casalinga".
Quelle donne, ragazze che protestavano anni prima, lo facevano anche per me, perchè io potessi SCEGLIERE di dedicarmi alla casa, ad un uomo, a mio figlio senza sentirmi schiava.
Sono stati gli anni più belli della mia vita. babipesci

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MY ULTRALOVE ELENA
(the best dancer in town)
per avere svegliato, svezzato, istruito e sopportato il tanguero...
che gia' era in me.