mercoledì, giugno 27, 2007

SULLA VIA DI PRAGA

by GianMaria

Sulla via di Praga mi chiedevo cosa ci andavo a fare: a visitare Praga o al Tango festival?

Ad andare al tango, mi sentivo un po’ sciocco, una specie di sprecone; andare fino a Praga per un festival di tango quando non sono neanche andato al festival di Mantova che è a meno di trenta chilometri da casa mia.

Non che le due cose fossero necessariamente in conflitto ma sentivo, in qualche modo, la necessità di una giustificazione con me stesso: ora credo di aver capito qualcosa di importante, qualcosa che a Catania non avevo colto; forse perché là avevamo fatto troppo gruppo tra di noi; o forse perché allora non eravamo ancora un gruppo e dovevamo diventarlo; ed allora abbiamo dedicato le nostre energie emotive, affettive a noi stessi; abbiamo indirizzato le nostre energie emotive internamente e niente fuori.

A Praga no, eravano tre affiatati clandestini che si sentono parte di qualcosa senza bisogno di dirselo e senza che ciò sia di limite alla propria singola individualità, alle proprie singole curiosità.

Eravamo come un atomo di una materia molto stabile i cui neutroni sono liberi di girare ma non perderanno mai il loro centro; il nostro centro clandestino.

Sarà stato il centro clandestino, sarà stata l’internazionalità dell’ambiente, sarà stato il fatto che i vari gruppi che erano arrivati lì assieme erano, tutto sommato abbastanza permeabili, sarà stato il caso; fatto stà che abbiamo cuccato; tre eravamo e tre abbiamo cuccato anche se ciascuno, naturalmente, a modo suo.

Barbara è stata tampinata per due sere da Carlo, tanguero milanese che ballava pure benino ed aveva la statura fisica giusta per la nostra signora. Cosa non andava? Meglio chiederlo a lei, ma da qualche mugugno mi par di aver capito che Carlo non avesse una conversazione sufficientemente brillante, mancava della statura morale e quindi, posso certificare, non ha concretizzato niente, ma proprio niente, neanche un numero di telefono, un e-mail address, niente.

Io ho imbarcato Patrizia, tanguera di friulana che balla molto bene e soprattutto con estrema eleganza; attualmente vive in Slovenia dove insegna Letterature romanze all'Università di Lubiana. Per certi versi è stato un vero colpo di fulmine poiché abbiamo la stessa laurea anche se presa in università diverse; abbiamo in comune qualche anno passato a fare la fame con borse di studio e pezzentate simili in giro per università europee; poi io, alla vista del primo stipendio vero (lire 800.000 contro le 450.000 mensili di quelli scialoni dell'Università di Helsinki), ho mollato tutto; lei, invece, ha insistito e si è specializzata in filosofia su Martin Heidegger; poi è passata a Letteratura ed adesso ha la cattedra di Romanza a Lubiana; insomma, ci siamo detti, lei ha fatto la stessa vita che avrei fatto io se avessi avuto molto più coraggio ed abnegazione.

Per certi versi è stato un vero colpo di fulmine perché quando io ho replicato:

- Anch'io! -

che lei mi avesse detto:

- Gian Maria, ti amo!-

invece di:

- Sono laureata in Sociologia.-

non faceva proprio nessuna differenza: il pathos era quello.

La marea di emozioni che ci ha travolto è stata tale che non siamo più riusciti a ballare e ci siamo ritirati in un angolino, sullo scalone del parco, a raccontarci i nostri turbamenti attuali: lei a sospirare sui sonetti del Rinascimento italiano ed io a crucciarmi su come riscrivere Gadda dopo la globalizzazione linguistica.

A modo nostro abbiamo concretizzato: ci siamo scambiati gli indirizzi e-mails, ci siamo promessi qualche nostro scritto e ci siamo dati appuntamento ai festivals di Varsavia (forse) e Belgrado (sicuramente) che, secondo lei, è un imperdibile.

E veniamo a Luca: la prima sera si è dedicato ad una Tedesca di Dresda ma il destino ci ha messo lo zampino e così lei doveva rientrare e non sarebbe ritornata le sere successive; così la seconda sera, dopo averne testate (cabezeade) diverse, ha optato per Olga, Ucraina di Dnepopetrovsk (translitterazione mia personale del balbettio di Luca); anche per lui è stato un colpo di fulmine poiché, da quelli parti lì, a Dnepopetrovsk, c'è stata una qualche battaglia della seconda guerra mondiale che lui, Luca, ha passato giorni e giorni, mesi, anni a simulare sul suo computer; tant'è che era commosso poiché Dnepopetrovsk è il posto che conosce meglio al mondo dopo l'incrocio di Baretta a Colognola ai Colli.

Io non so dirvi molto su questa Olga poiché non sono neanche riuscito ad avvicinarmi: a parte qualche ballo con i suoi amici, Olga era sempre avviluppata a Luca che la tampinava con una costanza che nessuno, né io né voi, avrebbe mai immaginato sulla base del Luca solito; ma così va il mondo e vai a capire la chimica dei sentimenti che può scatenare la battaglia di Dnepopetrovsk?!

L'unica cosa che ricordo di Olga è una rosa di stoffa rossa al polso sinistro che, mentre ballavano, si immergeva nel ciuffone scomposto ed irrequieto di Luca, tant'è che sembrava essere lui con una rosa tra i capelli.

Ha concretizzato?

Io ho registrato quello che con termine tecnico si chiama limonada ed un borbottamento, la mattina dopo, sul fatto che i parchi Praga sono labirintici e ci si perde facilmente. Di più non so dire se non che il suo tono di voce si è abbassato ulteriormente ed anche la sua grammatica è peggiorata, tanto che non si capisce proprio più un cazzo di quello che dice; come uno che non parli più agli altri ma solo a sé stesso o al fastasma di Olga. Sembra che intendano rivedersi a Varsavia anche perché, mi pare di ricordare, anche lì ci dev'essere stata una qualche battaglia di quelle di giochi per PC.

Comunque, anche questa sua attitudine al simulare non è sempre e solo negativa: aspettando Varsavia, saprà come simulare Olga!

C’è una morale in tutto questo?


By GianMaria

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TANGUERAS Y TANGUEROS

maxtango
Verona, VR, Italy

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THANKS TO:
MY ULTRALOVE ELENA
(the best dancer in town)
per avere svegliato, svezzato, istruito e sopportato il tanguero...
che gia' era in me.