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SULLA VIA DI PRAGA

by GianMaria

Sulla via di Praga mi chiedevo cosa ci andavo a fare: a visitare Praga o al Tango festival?

Ad andare al tango, mi sentivo un po’ sciocco, una specie di sprecone; andare fino a Praga per un festival di tango quando non sono neanche andato al festival di Mantova che è a meno di trenta chilometri da casa mia.

Non che le due cose fossero necessariamente in conflitto ma sentivo, in qualche modo, la necessità di una giustificazione con me stesso: ora credo di aver capito qualcosa di importante, qualcosa che a Catania non avevo colto; forse perché là avevamo fatto troppo gruppo tra di noi; o forse perché allora non eravamo ancora un gruppo e dovevamo diventarlo; ed allora abbiamo dedicato le nostre energie emotive, affettive a noi stessi; abbiamo indirizzato le nostre energie emotive internamente e niente fuori.

A Praga no, eravano tre affiatati clandestini che si sentono parte di qualcosa senza bisogno di dirselo e senza che ciò sia di limite alla propria singola individualità, alle proprie singole curiosità.

Eravamo come un atomo di una materia molto stabile i cui neutroni sono liberi di girare ma non perderanno mai il loro centro; il nostro centro clandestino.

Sarà stato il centro clandestino, sarà stata l’internazionalità dell’ambiente, sarà stato il fatto che i vari gruppi che erano arrivati lì assieme erano, tutto sommato abbastanza permeabili, sarà stato il caso; fatto stà che abbiamo cuccato; tre eravamo e tre abbiamo cuccato anche se ciascuno, naturalmente, a modo suo.

Barbara è stata tampinata per due sere da Carlo, tanguero milanese che ballava pure benino ed aveva la statura fisica giusta per la nostra signora. Cosa non andava? Meglio chiederlo a lei, ma da qualche mugugno mi par di aver capito che Carlo non avesse una conversazione sufficientemente brillante, mancava della statura morale e quindi, posso certificare, non ha concretizzato niente, ma proprio niente, neanche un numero di telefono, un e-mail address, niente.

Io ho imbarcato Patrizia, tanguera di friulana che balla molto bene e soprattutto con estrema eleganza; attualmente vive in Slovenia dove insegna Letterature romanze all'Università di Lubiana. Per certi versi è stato un vero colpo di fulmine poiché abbiamo la stessa laurea anche se presa in università diverse; abbiamo in comune qualche anno passato a fare la fame con borse di studio e pezzentate simili in giro per università europee; poi io, alla vista del primo stipendio vero (lire 800.000 contro le 450.000 mensili di quelli scialoni dell'Università di Helsinki), ho mollato tutto; lei, invece, ha insistito e si è specializzata in filosofia su Martin Heidegger; poi è passata a Letteratura ed adesso ha la cattedra di Romanza a Lubiana; insomma, ci siamo detti, lei ha fatto la stessa vita che avrei fatto io se avessi avuto molto più coraggio ed abnegazione.

Per certi versi è stato un vero colpo di fulmine perché quando io ho replicato:

- Anch'io! -

che lei mi avesse detto:

- Gian Maria, ti amo!-

invece di:

- Sono laureata in Sociologia.-

non faceva proprio nessuna differenza: il pathos era quello.

La marea di emozioni che ci ha travolto è stata tale che non siamo più riusciti a ballare e ci siamo ritirati in un angolino, sullo scalone del parco, a raccontarci i nostri turbamenti attuali: lei a sospirare sui sonetti del Rinascimento italiano ed io a crucciarmi su come riscrivere Gadda dopo la globalizzazione linguistica.

A modo nostro abbiamo concretizzato: ci siamo scambiati gli indirizzi e-mails, ci siamo promessi qualche nostro scritto e ci siamo dati appuntamento ai festivals di Varsavia (forse) e Belgrado (sicuramente) che, secondo lei, è un imperdibile.

E veniamo a Luca: la prima sera si è dedicato ad una Tedesca di Dresda ma il destino ci ha messo lo zampino e così lei doveva rientrare e non sarebbe ritornata le sere successive; così la seconda sera, dopo averne testate (cabezeade) diverse, ha optato per Olga, Ucraina di Dnepopetrovsk (translitterazione mia personale del balbettio di Luca); anche per lui è stato un colpo di fulmine poiché, da quelli parti lì, a Dnepopetrovsk, c'è stata una qualche battaglia della seconda guerra mondiale che lui, Luca, ha passato giorni e giorni, mesi, anni a simulare sul suo computer; tant'è che era commosso poiché Dnepopetrovsk è il posto che conosce meglio al mondo dopo l'incrocio di Baretta a Colognola ai Colli.

Io non so dirvi molto su questa Olga poiché non sono neanche riuscito ad avvicinarmi: a parte qualche ballo con i suoi amici, Olga era sempre avviluppata a Luca che la tampinava con una costanza che nessuno, né io né voi, avrebbe mai immaginato sulla base del Luca solito; ma così va il mondo e vai a capire la chimica dei sentimenti che può scatenare la battaglia di Dnepopetrovsk?!

L'unica cosa che ricordo di Olga è una rosa di stoffa rossa al polso sinistro che, mentre ballavano, si immergeva nel ciuffone scomposto ed irrequieto di Luca, tant'è che sembrava essere lui con una rosa tra i capelli.

Ha concretizzato?

Io ho registrato quello che con termine tecnico si chiama limonada ed un borbottamento, la mattina dopo, sul fatto che i parchi Praga sono labirintici e ci si perde facilmente. Di più non so dire se non che il suo tono di voce si è abbassato ulteriormente ed anche la sua grammatica è peggiorata, tanto che non si capisce proprio più un cazzo di quello che dice; come uno che non parli più agli altri ma solo a sé stesso o al fastasma di Olga. Sembra che intendano rivedersi a Varsavia anche perché, mi pare di ricordare, anche lì ci dev'essere stata una qualche battaglia di quelle di giochi per PC.

Comunque, anche questa sua attitudine al simulare non è sempre e solo negativa: aspettando Varsavia, saprà come simulare Olga!

C’è una morale in tutto questo?


By GianMaria

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La tua prosa Gm mi lascia sempre sconcertato, dove esperienze post-dantesche e para manzoniane ed evidenti influeze kafkiane la fanno da padrona.
Dunque Praga si conferma ancora una volta adatta a d essere individuata come riferimento culturale per un coacervo di persone molto vario che spazia dallo strip.tease alla migliore letteratura mitteleuropea dei primi del '900 arrivando anche al tango. Peccato che i praghesi non se ne siano ancora accorti...

Adesso però aspettiamo le foto!!!

Alberto

Esperienza inolvidable!
Anch'io ricordo il mio primo Festival (4 anni fa) "fuori casa" come qualcosa in cui ho finalmente "indirizzato le mie energie emotive fuori" e ci ho guadagnato un'amica carissima, una sorella.
Ma Praga ha una doppia magia, quasi basta da sola, senza tango.

hasta la milonga siempre!
farolit

www.tangoquerido.splinder.com

Forse stai raccontando i fatti anche di qualcun'altro, ma sempre dal tuo punto di vista... E non so se a queste persone possa sempre far piacere!
Bel racconto comunque.

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THANKS TO:
MY ULTRALOVE ELENA
(the best dancer in town)
per avere svegliato, svezzato, istruito e sopportato il tanguero...
che gia' era in me.